Nessuno dei compagni, degli amici, di noi tutti che lo abbiamo conosciuto avrebbe sospettato che dietro il suo atteggiamento
tranquillo e modesto Mieville Catalano nascondesse tanta sensibilità.
E' stata purtroppo la sua morte, così improvvisa e crudele, che ci ha rivelato attraverso le sue poesie scoperte per caso,
la bontà e la profondità del suo animo.
Lo abbiamo perciò veramente conosciuto soltanto dopo la sua scomparsa, perchè abbiamo potuto apprezzarlo e
capirlo solo dopo la lettura di queste sue brevi composizioni che ci spiegano la sua aria spesso malinconica,
la tranquilla serenità di ogni suo gesto.
Queste sue poesie non hanno nulla a che vedere con i soliti tentativi propri di tanti ragazzi a una certa età;
hanno qualcosa di genuino, di sentito, che risponde in pieno a quello che era il comportamento solito di Mieville.
Infatti esse ce lo mostrano come un ragazzo dotato di una particolare sensibilità, insoddisfatto del mondo che lo
circondava, ma desideroso di amore e sicuro della grande forza di questo sugli uomini.
Tutte cose, queste, più grandi di lui che aveva appena diciassette anni, ma che egli veramente sentiva perchè
precocemente maturo e rattristato da qualcosa che presentiva e che, forse, non sapeva neanche lui spiegarsi.
Presentiva prossima la sua morte? Alcuni dei suoi versi lo lasciano pensare, ma si potrebbe obiettare, questo è
spesso un atteggiamento, una posa abbastanza comune in chi scrive versi. Quello che invece c'è di strano,
per la 'Sua età, nelle sue brevi composizioni, non è tanto il pensiero della morte quanto quel suo desiderio di
poter sperare in qualcosa, quel suo farsi forza per credere in un futuro in cui però non riusciva a sperare per sè.
Leggendo le sue poesie non possiamo fare a meno di chiederci il perchè di tanto pessimismo: non gli mancavano nè
l'affetto dei genitori, nè la simpatia e l’amore degli amici, la sua carriera scolastica non gli dava preoccupazioni.
Avrebbe perciò dovuto essere tranquillo, ignaro della crudeltà del destino che lo attendeva. E pure scriveva:
"Piangendo guardo
il mio passato ...
con tristezza trascorro il mio presente ...
una speranza all'orizzonte per un mio futuro ... vana? ... "
Concetta Spezioli
(Concetta Spezioli era la nostra insegnante di Storia e Letteratura che ricordo sempre con grande stima)
Mieville era il mio compagno di banco, ci voleva però tanta pazienza a stare vicino a lui perchè non stava un minuto zitto nè fermo:
aveva sempre qualcosa da fare, per ogni cosa che dicevano i professori lui aveva una battuta pronta. Questa fotografia illustra
meglio di tanti discorsi chi era Mieville: sempre sorridente, allegro e scanzonato in qualunque situazione. Un affetto sincero
mi legava non solo a lui ma anche ai suoi genitori. La sua casa era anche la mia e se era necessario un piatto di minestra era
sempre a disposizione. Ricordo ancora gli insegnamenti e le raccomandazioni del signor Guglielmo e della signora Maria,
genitori di Mieville, essi svolgevano il ruolo di genitori per tanti di noi che avevamo le famiglie lontano.
Un pomeriggio al rientro a scuola Mieville non era presente, ma nessuno di noi si è preoccupato: tutti i giorni
c'erano degli assenti , forse lui quel giorno aveva delle faccende da sbrigare, o semplicemente non aveva voglia di
venire a scuola. Poi verso le 16,30 Ottavio, un altro compagno, ha bisogno di uscire, quando rientra in classe è strano,
mentre la prof di matematica continua a spiegare i limiti e le derivate, in classe diventa tutto un brusio,
ci guardiamo sconvolti l'uno con l'altro e quando la prof interviene per chiedere silenzio, Ottavio le dice quello che ha appreso:
Catalano ha avuto un malore è stato portato in ospedale ma purtroppo non c'è stato nulla da fare: Mieville Catalano è morto.
Quel giorno era mercoledì 15 febbraio 1967
Domenico Marchione