Un dì io nacqui tra l'antiche mura
di te, Paese, che sul clivo colle
trattieni ancor la parte mia più molle,
allor ch' altrove io mostro quella dura.
Le genti tue fur la mia famiglia,
io crebbi forte e sano allor cospetto,
fondato nei principi e ne l'aspetto
di cui tu solo sai donar pariglia.
Benché parti t' io sia per altre terre
ove il mio corpo si trascina lasso,
e aspetta egli del dì l'eterno passo
ch' al duolo lo sottragga ed alle guerre,
l'anima mia dimora sedentaria,
assisa infra le selve e le tue rocce
che del mio lacrimar, a gocce a gocce,
intrise son, e profumata è l'aria.
Sicché a te io vegno, o mio Paese,
allor che secco è il ciglio e brama tanta
della bellezza tua che la man santa
del Protettore serba de l'offese.
All' acque tue placo la mia arsura,
tra le tue nebbie il volto triste celo,
delle tue nevi vo' cercando il velo
che coltre sia alla persa mia natura.
Indi tu mi consoli degli affanni
del viver mio lungi da te penoso;
lo spirto allor si leva, al par di sposo
cui tradimento par non recar danni.
La pace regna ancor, com fra gli amici;
vagar è ben se forti san radici.